Biologia di ratti e topi
I roditori comunemente indicati come “ratti e topi” sono rappresentati da due Generi ben distinti e indicati come Rattus‚ e Mus.
Questi commensali dell’uomo sono tutti membri della Famiglia dei Muridi, appartenente al sottordine dei Simplicidentati, facenti parte del più vasto gruppo dei Roditori.
La caratteristica rilevante di entrambi i Generi Rattus e Mus è rappresentata dai denti incisivi molto arcuati e sporgenti dal labbro, in particolare quelli superiori. Questi denti sono privi di radici, con conseguente crescita continua: nell’arco di un anno possono raggiungere una lunghezza di 10-15 cm., dimensione che, se non limitata, potrebbe impedire all’animale l’essenziale pratica masticatoria. La giusta dimensione viene mantenuta dalla continua usura operata dall’animale attraverso il rosicchiamento; questa
pratica, associata alla diversa consistenza della parte anteriore e posteriore (priva di smalto), fa sì che il dente assuma la caratteristica forma a “scalpello“. Questa configurazione lo rende particolarmente adatto alla presa e al taglio.
Il Genere Rattus è costituito da un gruppo di individui particolarmente vario, sia dal punto di vista comportamentale ed ecologico che somatico. Il colore del mantello rappresenta l’elemento che ci permette una prima sommaria differenziazione.
Il Rattus norvegicus ha la livrea di colore grigio/bruno rossiccio con sfumature tendenti al rossastro; il ventre è di colore grigio chiaro. Se questo dato è generalmente valido per i nostri areali, in altre zone possiamo trovare soggetti con pigmentazione diversa; negli Stati Uniti, ad esempio, sono stati trovati individui totalmente neri.
E’ di conformazione forte e robusta e può raggiungere, e in certi casi particolari
superare, il peso di 500 grammi. La testa dà impianto a orecchie piccole e alloggia occhi estremamente vispi e particolarmente piccoli. La coda, tozza è bicolore, e caratterizzata da evidenti anelli, in numero variabile e fino ad un massimo di 200; è sempre ricoperta da squame e presenta scarsa peluria. La sua lunghezza non supera mai quella del tratto testa-tronco (carattere distintivo).
Il Rattus rattus ha la livrea di colore nero -o bruno/grigio tendente al nero- nella zona dorsale e sui fianchi, mentre è di colore grigio o grigio scuro nella regione ventrale. Di dimensioni inferiori al norvegicus, il suo peso medio varia da 100 a 300 grammi; é di forma più snella e slanciata. Occhi ed orecchie sono molto più grandi rispetto al norvegicus e la coda, monocolore con anelli poco evidenti, è affusolata e supera sempre in lunghezza il tratto testa tronco. I polpastrelli della zampa sono provvisti di squame che aumentano il grado di presa delle zampe stesse; il norvegicus, ottimo scavatore, non presenta questi elementi addizionali.
Il Genere Mus rispecchia i caratteri principali della sottofamiglia Murinae; in questo genere sono raggruppate varie specie il cui rappresentante più noto è sicuramente il Mus musculus, il comune topo delle case o di campagna.E’ il più piccolo dei roditori domestici, caratterizzato da un mantello grigio scuro sul dorso e più chiaro in posizione ventrale. E’ di piccole dimensioni: generalmente il peso non supera i 25 grammi.
Aspetti di ecologia ed etologia di ratti e topi
Rattus norvegicus o ratto di fogna o pantegana
E’ una presenza relativamente recente in Italia. Questa specie, originaria delle
zone steppose dell’Asia centrale, attorno alla metà del 1700 abbandonò le rive orientali del Volga e attraverso veloci processi di colonizzazione (migrazioni, trasporti passivi ecc.) si espanse per tutta l’Europa, contendendo territorio e pabulum alimentare al “cugino” Rattus rattus, che da specie dominante divenne specie dominata.
I primi dati storiografici, riferiti alla presenza in Italia del Rattus rattus, anch’esso originario delle regioni asiatiche (dove la comparsa viene fatta risalire al Pleistocene), risalgono all’epoca dei Romani (importato con traffici navali commerciali o militari): si dice che sia stato responsabile delle grosse pestilenze che decimarono l’Europa.
In Italia sono presenti anche Rattus rattus alexandrinus e Rattus rattus frugivorus che colonizzano ampie aree dell’Italia meridionale e le fasce costiere adriatiche e tirreniche. In casi particolari le due specie possono coesistere, occupando però nicchie ecologiche diverse e comunque quando la popolazione di Rattus norvegicus è al potenziale massimo permesso dalla disponibilità ambientale. E’ utile ricordare che il Ratts rattus è preferibilmente arboricolo o nidifica in soffitte e sottotetti, mentre Rattus norvegicus è terricolo.
La presenza contemporanea delle due specie di ratto significa situazioni ambientali ottimali, vale a dire disponibilità trofica e di tana elevatissima, così da non innescare competizioni interspecifiche che vedrebbero Rattus norvegicus sempre vincente. Alcuni fattori fondamentali hanno permesso la grande diffusione di questo genere antichissimo, favorendolo dal punto di vista evolutivo e rendendolo dominante tra i mammiferi; fra questi possiamo indicare:
- il suo buon potenziale riproduttivo;
- le sue abitudini alimentari onnivore;
- una bassa specializzazione, con conseguente alta plasticità adattativa;
- le sue buone capacità sensoriali e fisiche che verranno considerate nei dettagli.
Capacità Sensoriali
- Tatto: è molto acuto ed è uno dei primi sensi a svilupparsi; i baffi sensibili, detti vibrisse, sono in costante attività ed inviano segnali sulla natura di qualsiasi oggetto con il quale entrano in contatto durante le esplorazioni notturne.
- Vista: è organizzata in modo da garantire una visione specializzata notturna con una profondità del campo visivo di circa 10 metri. Non solo non è in grado di discriminare i colori, che vengono captati come una scala di grigi, ma risulta poco sensibile alla banda del rosso.
- Olfatto: è molto sviluppato ed è utilissimo in quanto permette l’orientamento. L’olfatto è di grande importanza poiché non solo contribuisce a differenziare i membri della famiglia dagli individui estranei al gruppo, ma rappresenta anche un preciso strumento di comunicazione per l’attrazione sessuale.
- Gusto: il senso del gusto è molto accentuato tanto da essere in grado di riconoscere piccolissime quantità di molecola attiva in un’esca depositata; percepisce e rifiuta, ad esempio, un’esca contenente 2 mg/kg di estrogeno utilizzato come 10 chemiosterilante. Questa raffinata percezione dei sapori permette all’animale di operare discriminazioni, anche notevoli, sulla qualità della proposta alimentare.
- Udito: è molto sviluppato ed è estremamente sensibile ai rumori molesti e non conosciuti. E’ in grado di riconoscere segnali ultrasonici, anche emessi da altri individui, fino a 100 kHz. Questa proprietà di captazione e di trasmissione di ultrasuoni viene utilizzata come “radar” per il superamento di ostacoli e per comunicare con gli altri membri del gruppo; l’emissione dei segnali avviene a diverse frequenze, a seconda del messaggio che viene trasmesso: aggressività, chiamata, sessualità, pericolo, ecc.
Capacità Fisiche
- Scavo: è ottima nel Rattus norvegicus e viene utilizzata soprattutto per lo scavo di tane nel terreno. Le zampe sono caratterizzate da polpastrelli morbidi, unghie molto forti e robuste e quindi particolarmente idonee a questa attività.
- Arrampicamento: tutti i roditori domestici sono ottimi arrampicatori; più idonei sono però il Rattus rattus ed il Mus musculus. Il R. rattus, in particolare, presenta adattamenti anatomici, come polpastrelli provvisti di squame, che accentuano la capacità di presa delle zampe, sfruttando appigli anche minimi; la coda, molto lunga, viene utilizzata come bilanciere per superare camminamenti particolarmente difficili. In questo modo possono percorrere molto facilmente fili sospesi, travi, pareti molto inclinate ecc.
- Salto: è ottima, raggiunge i 50 cm di altezza ed 1 metro in orizzontale.
- Nuoto: ratti e topi sono in linea di massima buoni nuotatori ed in special modo il Rattus norvegicus che popola di frequente le rive di fiumi, canali ed aree paludose. Possono nuotare continuamente in immersione per circa 20-30 secondi. Per questa ragione spesso riescono ad immergersi nelle fosse settiche ed emergere dalle tazze dei servizi igienici delle abitazioni, nuotando ed arrampicandosi attraverso le tubazioni con scarsa pendenza e non sifonate.
Organizzazione sociale del Rattus norvegicus
La struttura sociale di una popolazione di ratti è costituita da molteplici nuclei famigliari, ciascuno occupante un sistema di tane e gallerie intercomunicanti.
Ogni singola unità si basa sulla presenza di un maschio dominante, di grossa taglia, che difende il territorio del gruppo famigliare (“home-range” o area famigliare con un raggio fino a 45 metri) da conspecifici appartenenti ad altri gruppi famigliari. Il maschio dominante a (alfa) convive con un piccolo gruppo di femmine dominanti di cui alcune con prole. Quando in una nidiata sono presenti maschi giovani questi vivono tranquilli fino a 90-115 giorni (maturazione sessuale) ma dopo questo periodo vengono costantemente attaccati dal maschio dominante a e dalla competizione si organizzano i gruppi sociali ß (beta) e O (omega). I ß sono subordinati al maschio a a cui devono rivolgere rituali di sottomissione ma, per contro, hanno libertà di movimento e privilegi (solo alimentari) all’interno dell’area famigliare. Alla morte del maschio a tra i ß si selezionerà il nuovo maschio dominante.
Al gruppo O appartengono i maschi che non vengono accettati dalla popolazione e che sono spinti verso i confini del home range (area famigliare); questi soggetti hanno due possibilità: emigrare o morire. L’emigrante costituisce un prodotto di selezione importante perché arricchisce la potenzialità adattativa della popolazione e ne attiva l’espansione verso nuovi territori.
Caratteristiche biologiche e comportamentali
La vita media di un individuo di Rattus norvegicus allo stato selvatico è di circa un anno anche se in condizioni ottimali (ad esempio Rattus norvegicus albino negli stabulari di laboratorio), il periodo di vita raggiunge agevolmente i 3-4 anni. Durante i primi 20 giorni di vita l’esistenza del piccolo ratto è particolarmente dura e le probabilità di sopravvivenza non sono in realtà molto alte: dal 10% in un ambiente con forte pressione selettiva (è il caso di una città pulita) al 30-40% in condizione di abbondanza alimentare e di tana.
I periodi di massima espressione riproduttiva sono quelli primaverile e utunnale.
All’inizio della primavera i ratti con la prole giovane in via di svezzamento occupano ancora le nicchie di svernamento (sempre vicino all’uomo: cioè in prossimità delle fondamenta delle abitazioni, nelle cantine, magazzini, nei pressi di condotte fognarie rotte, ecc.). Nel periodo estivo gli individui – adulti, giovani e vecchi – sono invece disseminati nell’ambiente circostante che offre cibo ed habitat favorevoli, condizione questa di minima densità specifica o ecologica. In autunno gli animali sono di nuovo nelle tane dove si apprestano a svernare e durante l’inverno raggiungono la massima densità specifica (numero di individui per unità di habitat, cioè di spazio colonizzabile o utilizzabile da parte della popolazione), dal momento che i soggetti sono stipati negli ambienti di sopravvivenza. Questo dato è estremamente importante perché è generalmente su di esso, e su altri che vedremo in seguito, che vanno stabiliti i periodi di derattizzazione. La costruzione della tana avviene solitamente dopo l’accoppiamento, in vicinanza di magazzini o comunque di fonti alimentari. La sua struttura è piuttosto complessa: inizia sempre con lo scavo di una galleria profonda fino a 50 cm che termina con una sorta di camera a forma di sacco, il nido vero e proprio. Il nido può essere tappezzato con materiali vari come plastica, polistirolo, carta, ecc., per renderlo più confortevole, cioè asciutto e caldo. Da questo ambiente verranno in seguito scavate più gallerie secondarie,
comunicanti tra loro e terminanti a loro volta in camere destinate a funzioni diverse come “sala mensa”, “sala parto”, “magazzino”, ecc.. In una tana possono convivere anche centinaia di ratti ai vari stadi di sviluppo.
Le abitudini arboricole di Rattus rattus condizionano ovviamente anche la struttura del suo nido: se questo è situato all’aperto viene generalmente posto nel punto di biforcazione di due rami, solitamente abbastanza alti. Se all’interno delle case (tetti e solai), vengono utilizzati pertugi esistenti nelle strutture. In tutti i casi non si presenta come la tana organizzata del Rattus norvegicus, ma come un semplice nido che accoglie un solo maschio dominante, alcune femmine e la prole. Le abitudini alimentari, infine, occupano un posto di massima importanza nelle conoscenze necessarie ad una buona derattizzazione. Poiché lo spiccato senso di esplorazione e la sua grande diffidenza consentono al ratto di verificare ogni più piccola modifica avvenuta nel suo territorio, modifica che viene immediatamente considerata con sospetto, è certo che anche un’esca deposta sui loro percorsi provocherà diffidenza e la reazione che ne consegue è comunemente conosciuta con il nome di “novifobia”. Un ratto mangia giornalmente circa 30 g di cibo secco, beve più 30 g di acqua e solitamente soddisfa il suo appetito con più offerte alimentari: quasi mai utilizza
completamente un’esca. Le bustine di esca rodenticida, anche se di peso giusto (circa 25 gr), non vengono quasi mai mangiate da un solo individuo. L’esca deve essere di giusta pezzatura anche a causa dell’abitudine di trasportare il cibo nelle “sale mensa” della tana. Un ratto può sopportare agevolmente un digiuno alimentare per vari giorni, per contro invece deve assolutamente dissetarsi giornalmente.
Comportamento sessuale
I ratti hanno due picchi di attività riproduttiva: autunno e primavera.
Tralasciando le caratteristiche del corteggiamento, dopo 21 giorni dall’incontro sessuale la femmina partorisce 8-12 piccoli, le cure parentali durano circa 16 giorni a cui segue un periodo di svezzamento di 3-4 settimane.
Nel periodo post-partum, un particolare interessante delle cure parentali è costituito dai leccamenti che la femmina opera nella zona inguinale dei cuccioli e che serve a determinare l’instaurarsi del riflesso di svuotamento della vescica. Stimolo che una volta instauratosi continuerà autonomamente; al di là di questo fattore fisiologico si instaura una sensibilità cutanea specifica che è un fattore fondamentale per lo sviluppo ontogenetico del comportamento. Colpire la femmina in questa fase è sicuramente un grosso danno per la popolazione murina. In condizioni di disponibilità trofica la femmina può andare in estro dopo 24 ore dal parto e iniziare subito una nuova gestazione. In base a questa capacità biologica e nella considerazione che in un anno si possono avere almeno 4 nuove generazioni è stimato che una coppia fondatrice di ratti, con un’attività riproduttiva in progressione geometrica, possa dare origine a circa 1.000 individui. Numero teorico abbassato da fattori limitanti intrinseci ed estrinseci alla popolazione che portano il livello di sopravvivenza ad un massimo del 40 %. Fra questi fattori in grado di condizionare numericamente una popolazione murina, particolare importanza assumono le interazioni negative interspecifiche ed intraspecifiche. Le prime sono connesse con un comportamento aggressivo tra individui di specie diverse (ciò rappresenta la norma per il Rattus norvegicus, sempre dominante, nei confronti del Rattus rattus), le seconde si realizzano quando l’aggressività si manifesta tra individui della stessa specie ma di popolazioni diverse.
Ultimo aggiornamento
4 Aprile 2024, 16:50